Venerdì 26 gennaio la lectio magistralis di Liliana Picciotto (Fondazione Centro di documentazione ebraica - Cdec) "Resistere allo sterminio. Gli ebrei in Italia durante l'occupazione fascista" anticipa la celebrazione della Giornata della Memoria, che si celebra il 27 gennaio. Introduce Filippo Focardi, direttore del Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea (Università di Padova).
Durante l'incontro è prevista anche l'esecuzione di brani musicali di Ernest Bloch, Maurice Ravel e Max Bruch, a cura di Giancarlo Trimboli al violoncello e Corrado Ruzza al pianoforte.
Portano i saluti istituzionali la rettrice dell'Università di Padova, Daniela Mapelli, e il vicesindaco di Padova, Andrea Micalizzi.
L'evento è promosso dal Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea dell’Università di Padova e da Progetto Giovani del Comune di Padova.
I posti in sala sono esauriti, ma è possibile seguire la lectio online in diretta streaming sul canale YouTube di Ateneo.
Dopo l’8 settembre del 1943, gli Ebrei d’Italia, come quelli di tutta l’Europa occupata, dopo anni di rigidi controlli da parte delle autorità naziste (in Italia, fasciste), avevano ben poche possibilità di salvare la propria vita.
Le alternative per l’intera famiglia erano: passare in clandestinità con false generalità che non rivelassero la sua origine ebraica; cercare di varcare la frontiera settentrionale verso la neutrale svizzera; partire verso sud e cercare di oltrepassare la line di fuoco per raggiungere gli Alleati; unirsi al movimento dei partigiani sulle montagne; trovare riparo presso case religiose cattoliche.
La salvezza, nel tipo di società di allora, stava soprattutto nella capacità del capofamiglia di organizzare rifugi, trovare chi fosse disposto a fornire documenti falsi, procurare i denari necessari per vivere da clandestini senza tessere annonarie, assicurarsi appoggi tra amici e conoscenti disposti ad aiutare.
Liliana Picciotto si è data come obiettivo quello di trovare i nomi dei resistenti, indagare la loro educazione formale e famigliare, conoscere a che formazione politica facevano capo, ricostruire la loro distribuzione geografica e spiegarne la ragione. L’indagine su un gruppo sociale ristretto, costituito da meno di 1000 persone, darà modo di usare una metodologia precisa e articolata, quasi impossibile da applicare al macro gruppo dei Partigiani italiani. Si tratta di ben 540.000 casi di richiedenti lo status di partigiano alle Commissioni regionali ad hoc costituite dopo la guerra. Un tale mare magnum è impossibile da studiare nella sua totalità.